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giovedì 24 settembre 2015

S.Afra: un bene da salvare col sostegno della Fondazione Cariplo

Per salvare dal degrado la chiesa di S. Afra (Colombaro) la Giunta di Corte Franca ha approvato la partecipazione, in collaborazione con la  Comunità Montana del Sebino Bresciano, al bando di Fondazione Cariplo denominato “Buone prassi per la conservazione del patrimonio”.
Il bando sostiene la realizzazione d’interventi prioritari preventivi di messa in sicurezza, miglioramento strutturale e manutenzione, accompagnati da una pianificazione pluriennale di cura continua su sistemi di beni storico-architettonici e archeologici tutelati ai sensi del D.Lgs 42/2004.

Il bene da recuperare prioritariamente è stato individuato dall'Amministrazione nella chiesetta di S. Afra che si trova in mezzo all’incrocio tra la via omonima e via Nazario Sauro. 

La Comunità Montana del Sebino Bresciano aveva presentato nell'aprile scorso una proposta pre-progettuale che contemplava la partecipazione come partner delle attività, tra gli altri, anche del Comune di Corte Franca: tale proposta è stata valutata positivamente dalla Fondazione Cariplo con suggerimento della stesura del progetto definitivo. 

Se tutto andrà a buon fine, una volta accolto il progetto presentato dall'Ente capofila, l'Amministrazione provvederà, con una variazione di bilancio, a rendere disponibili le risorse necessarie all’esecuzione del progetto stesso, che comporta complessivamente una spesa di circa 110.000 euro ( il 70% a carico della Fondazione).

Donato qualche anno fa al Comune dalla famiglia Barboglio, proprietaria fino al 2009, il piccolo edificio religioso, risalente nella parte più antica probabilmente al 1400, presenta il manto di copertura deteriorato, dissesti statici nella muratura della facciata e nella struttura della volta, grave rottura e cedimento dell’architrave della finestra rettangolare della facciata con pericolo di crollo della muratura sovrastante. Anche gli intonaci interni sono danneggiati dall'umidità di risalita, mentre la pavimentazione della sacrestia presenta vuoti  per esplorazioni nel sottosuolo eseguite negli anni passati.

Come si legge anche nel tabellone illustrativo, nella relazione della visita pastorale di San Carlo Borromeo del 1580 la chiesa è citata come "piccola e posta in luogo sotterraneo", perché molto più bassa del terreno circostante, circa un metro e mezzo rispetto alla quota attuale (l notevole innalzamento del suolo esterno fu determinato dal materiale di erosione del Monte Alto trasportato a valle dai corsi d’acqua).

Abbandonata senza più il tetto, i Barboglio la ristrutturarono ai primi del ‘700, dandole la forma attuale, rialzata rispetto all’originale. 
Sui lati sono ancora visibili i muri precedenti. Sul lato est ci sono ancora le impronte degli stipiti, dell’arco trionfale e dell’abside probabilmente semicircolare. 
All’interno si può notare l’andamento della falda originale del tetto, molto più bassa di quella attuale. 
Prove di scrosto hanno rivelato tracce di affreschi risalenti al primo quattrocento: Madonna con santi Antonio abate e Rocco e, in una stanzetta laterale, la lapidazione di Santo Stefano. È possibile che ci siano altri affreschi sotto l’attuale pavimento (cfr. anche CONOSCERE CORTE FRANCA, pag. 16).






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