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lunedì 31 dicembre 2012

Un doloroso taglio del bosco

L'area boscata prima...
L'area disboscata dopo...

Prende materialmente il via il progetto del villaggio turistico in quel di Clusane: è stato attuato il taglio del bosco per far posto ad un residence che andrà a occludere l'ultimo pezzetto di corridoio ecologico tra il Monte Alto e il Sebino, oltre che a saldare definitivamente Clusane con Paratico. 
I Bufo Bufo che, nel periodo della riproduzione, scendono dal monte  al canneto sul lago, si troveranno la via agevolata da sottopasssi stradali, ma quel che è rimasto dell'interconnessione ecologica tra collina e zona umida a lago sarà inevitabilmente spezzato: il corridoio ha valenza come "passaggio" per tutte le specie animali e vegetali, pollini compresi. 
Già il canneto originario era molto più ampio, ma nel tempo è stato in parte colmato con materiali di riporto e così, ecco, si amplia l'area edificabile. 
Gli amministratori del cemento saranno molto contenti, tanto il lago potranno sempre vederlo in cartolina... 

Fonte: Bresciaoggi domenica 30 dicembre 2012 – PROVINCIA – Pagina 19
SEBINO DA SALVARE/1. Dopo un lungo braccio di ferro scatta la controversa operazione immobiliare. Le colonie di rospi rischiano l´estinzione
Clusane perde l´ultimo bosco vista lago
Giuseppe Zani
Nella frazione di Iseo il cemento cancella il suggestivo cuscinetto verde Il corridoio naturale sacrificato sull´altare del nuovo villaggio turistico
Non c´è più il bosco spontaneo che, interrompendo sul confine tra Clusane d´Iseo e Paratico il «continuum edificato», costituiva l´ultimo corridoio ecologico esistente in riva al Basso Sebino. È stato raso al suolo per consentire alla «Costa Verde» di realizzarvi un villaggio turistico. Nemmeno un ciclone avrebbe potuto essere più distruttivo. Il cantiere, dunque, aprirà a breve.
LA SOCIETÀ «COSTA VERDE», proprietaria del terreno e committente dei lavori, ha ritirato il permesso di costruire nei giorni scorsi e contestualmente ha versato 50 mila euro quali prima rata della cifra dovuta per gli oneri di urbanizzazione. Il dado è stato tratto, insomma. Coloro che, come gli ambientalisti delle associazioni «Monte Alto» e «la Schiribilla», avevano sperato che il persistere della crisi economica avrebbe rinviato sine die l´avvio dell´intervento, sono serviti.
L´area interessata è di 45mila metri quadri. Il progetto definitivo prevede la realizzazione, su una superficie coperta di 2000 metri quadri, di 48 alloggi, per complessivi 11mila metri cubi.
L´ingombro dei volumi si distribuirà in tre «stecche» perpendicolari alla riva allo scopo di non occludere la visuale dalla strada verso il lago e dal lago verso la montagna. Gli edifici, a un piano, non più alti di 3,5 metri, dovranno essere mascherati, secondo gli impegni a suo tempo sbandierati, «dalle piante esistenti e da quelle che verranno trapiantate».
Di piante, sul posto, non ce ne sono quasi più: né comuni né pregiate. Evidentemente sono state ritenute di nessun valore o malate. Comunque sia, nell´ultima versione progettuale del villaggio compaiono pure alcuni accorgimenti intesi a tutelare la fase riproduttiva e quindi i flussi migratori tra il lago e il monte Alto di una residua ma importante popolazione di rospo comune, detto bufo bufo, nonché di altre specie di piccoli animali.
Si tratta dell´apertura nella recinzione metallica di varchi rasoterra e dello scavo sotto la strada provinciale Paratico-Iseo di due tunnel strombati a imbuto ad entrambi i capi.
L´area della «Costa Verde », infatti, è l´ultimo punto d´accesso a lago di cui hanno sin qui disposto questi anfibi. Dal prossimo mese tutto cambierà.
A sentire i portavoce delle due associazioni ambientaliste, non bastano i varchi nella rete e quei due tunnel sotterranei a rendere compatibile un insediamento che è in netto contrasto con la salvaguardia che il Piano regionale territoriale, approvato dal Pirellone nel 2010, accorda ai corridoi ecologici rimasti: corridoi definiti di capitale importanza per la valorizzazione dei laghi lombardi.
PERCORSO A OSTACOLI Un percorso accidentato quello che, partito da un´idea del 1983, terminerà con la costruzione del villaggio «Costa verde». L´area interessata è stata a suo tempo parzialmente rubata al canneto grazie al riporto di materiale scartato da una vicina cava che ha innalzato la quota di costa. Negli anni ´90 i vari progetti sono stati rallentati dallo studio e dall´adozione di una variante al Prg, in vigore dal ´97. Nel 2006 il villaggio diventa oggetto di un piano attuativo e di una convenzione. Lo stop più duro nel 2007, quando la Sovrintendenza annulla l´autorizzazione paesistica rilasciata dal Comune. A dicembre dello stesso anno il Tar dà ragione alla Sovrintendenza e torto alla «Costa verde»: l´impatto dell´edificazione, annotano i giudici, spazzerà via quella naturale barriera protettiva formatasi tra la strada e il lago. Per disincagliare l´operazione, si modifica il progetto nel 2011: niente più bungalow, 62, bensì alloggi, 48; vi si aggiungono attrezzature ricreative e un parcheggio pubblico che inducono la Giunta a dichiarare il comparto «di pubblica utilità». L´ultimo atto a ottobre: nel rilasciare la licenza edilizia, il Comune riduce le opere di compensazione ambientale previste nella vicina valle del Tufo a carico dei privati, perchè questi hanno accettato di diminuire l´area da disboscare.
Qui il link all’articolo.



Venerdì 4 gennaio 2013: "Senti chi canta" a Colombaro


domenica 30 dicembre 2012

Singolare presepe in una casa di Corte Franca: NATIVITA' alla FORNACE




Questo è il presepe di quest'anno. Un dono molto importante del mio amico Emilio De Martino, napoletano d'origine ma ora residente a Roma; è esodato come me ed ha questa grande passione. Ho visto altri suoi presepi e devo dire che le sue "creature" sono vere e proprie opere d'arte, nonostante lui dica che sono solo una passione. Dietro di ognuna c'è lo studio per ambientare e raccontare qualcosa. In questo caso è NATIVITA' alla FORNACE. 

L'ispirazione è venuta dal libro FORNACI A CORTE FRANCA TRA STORIA E MEMORIA. Chi l’ha letto potrà cogliere che la natività è collocata nella bocca di carico-scarico del forno Hoffman; sull'éra (aia) è ricostruito in modo particolareggiato il banco dove l'argilla veniva manipolata e prendeva la forma voluta (mattone o coppo); c'è anche la carriola, senza la ruota anteriore per indicare un lavoro che non c'è più, rotta come la fornace dove l'attività è dismessa, un luogo dov'era la vita degli ultimi, quegli ultimi che saranno i primi... 

Gli altri figuranti li abbiamo messi noi (sono alcuni di quelli dell'anno scorso) e la mia nipotina li ha posizionati così per non lasciare soli Maria, Giuseppe e Gesù bambino.
Beppe Zani
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Quel tempo ci è apparso duro, con poche alternative, dominato da un lavoro, quando c’era, che consentiva di sfamare a mala pena la propria famiglia: nulla più. Un passato non certo glorioso, spesso teatro di un unico eroismo, quello del sopravvivere. Allora non c’erano pastiglie per dormire, footing per mantenersi in forma e dimagrire: erano tutti magri. Un lavoro, quello in fornace, ancora molto simile a quello del contadino, con la chiusura invernale e la riapertura agli inizi della primavera. Un lavoro dove un temporale improvviso poteva distrugger la fatica di un’intera giornata e dove se non ti andava bene così... ti indicavano l’uscita. Un lavoro dove i soldi li vedevi solo... passare dalle mani del padrone a quelle del bottegaio che ti riforniva a credito.

Sul territorio di Corte Franca, la presenza di fornaci
ha interessato Colombaro, Timoline, Borgonato
e le zone limitrofe strettamente confinanti
di Clusane e Adro-Torbiato. In queste zone,
con varia fortuna sono comparse e scomparse numerose fornaci intermittenti ma, tra la fine
dell’800 e in tutta la prima parte del 900, le fornaci
sono andate via via concentrandosi in Corte
Franca, nella frazione di Colombaro, in prossimità
del confine di Clusane. La formazione di
questo “polo produttivo” avviene con il progressivo
affermarsi del forno a fuoco continuo tipo
Hoffmann e con l’abbandono delle fornaci intermittenti.

«Erano chiamati Hoffmann
ed erano ellissoidali, c’era il fuoco
che avanzava piano piano, tiravano
su le valvole che aprivano il tiraggio
della ciminiera, il fuoco
avanzava e continuava a girare intorno.
Intanto toglievano la roba
cotta e la riempivano di secco da
dietro» (Eugenio Anessi)...

«A fare le ciminiere, che erano
alte, c’era un certo Canìgia di
Trenzano. Erano fatte con quadrelli
a cuneo, con la testa e la
coda rotonda. Ad ogni “corso”
c’era una misura di quadrelli:
man mano che andavano su erano
sempre più piccoli perché si
stringeva il diametro della ciminiera.
All’esterno ci mettevano
delle shànche (zanche) di ferro e
così si facevano la scala. Mio fratello
“Bono” tutti i giorni era là
sopra. La ciminiera serviva per
tirare avanti il fuoco, sotto nel
forno; poi sono venuti gli aspiratori
elettrici, ma la ciminiera più andava su e più riusciva ad aspirare
per tirare avanti il fuoco»
(Prospero Pezzotti).

sabato 29 dicembre 2012

Crisi dell’edilizia, Vela spa chiede il concordato


Giornale di Brescia 29 dicembre 2012 (il link all'articolo)

Crisi dell’edilizia, Vela spa chiede il concordato
Dopo la «Prefabbricati», anche la capogruppo ha depositato in Tribunale la domanda

CORTE FRANCA Una crisi dell’edilizia che sembra non avere fine. E che settimana dopo settimana miete nuove vittime. Nei giorni scorsi avevamo dato la notizia che la società di Borgonato di Corte Franca, la Vela Prefabbricati, aveva depositato in Tribunale il ricorso per l’ammissione alla procedura di concordato preventivo. La vigilia di Natale, il 24 dicembre, anche la capogruppo Vela spa ha gettato la spugna, procedendo al deposito di domanda di concordato (cosiddetto «in bianco»). La richiesta è stata presentata dall’avvocato Giuseppe Amato (dello studio Amato Matera &Associati) e l’azienda ora è in attesa di conoscere il nome del giudice relatore e il termine entro il quale presentare il piano di concordato e la documentazione prevista dalle nuove normative.
Ricordiamo che il gruppo Vela occupa in totale 350 dipendenti. Mentre la capogruppo, Vela spa, occupa attualmente 142 dipendenti. Al sito di Corte Franca, dove è cessata la produzione, fanno capo 51 dipendenti (28 dei quali impiegati), per questi lavoratori i sindacati nei giorni scorsi avevano ratificato in Regione l’accordo per la cassa straordinaria per crisi aziendale. Produzione ferma anche nelle fornaci di Molino di Argenta (Ferrara, dove lavorano 24 dipendenti) e di Bologna (31 dipendenti). Mentre alla fornace di San Giovanni fanno capo 36 dipendenti. Sul sito di Mantova - l’unico funzionante - nei giorni scorsi si parlava di una possibile cessione e dell’interessamento di alcuni investitori.
Sulla situazione del gruppo Vela ha pesato fortemente la crisi dell’edilizia in Italia. Negli ultimi cinque anni, dal 2007 al 2011, produzioni e vendite sono diminuite circa del 50%, mentre nel 2012 si è registrata un’ulteriore e inaspettata diminuzione del 25%. Non solo, la crisi ha determinato una forte competizione anche in materia di prezzi, con conseguente drastica diminuzione dei ricavi e quindi dei margini. Fattori che hanno ridimensionato pesantemente la capacità del gruppo Vela, costretto alla chiusura dei siti sopra citati.
Già nel 2011 il gruppo Vela, aveva avviato un processo di ristrutturazione del debito bancario, impegno continuato anche nel corso del 2012. Ma la ripresa del settore non accenna ad arrivare ed il piano pluriennale (strategico industriale e organizzativo) della società è stato oggetto di molteplici revisioni, in un contesto di continuo aggravamento della situazione del settore. Fino all’epilogo del 24 di- cembre. Ora si attende il nuovo piano di concordato. Per i lavoratori del gruppo, quello trascorso nel 2012 non è stato un bel Natale. raga.