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sabato 8 settembre 2012

Franciacorta, pesticidi (1)





Bresciaoggi, 06/09/2012
Fitofarmaci e regole «Le nostre proposte per la Franciacorta»
VITICOLTURA. L'intervento degli ambientalisti
Divieto di pesticidi tossici e nocivi e abolizione totale dei diserbanti
                          
«Condividiamo l'obiettivo di valorizzare il Franciacorta e la Franciacorta. Proprio per questo vogliamo essere coinvolti». Silvio Parzanini, di Legambiente, Marco Dotti, del comitato di Villa di Erbusco, e Alessandro Gatti, dell'associazione Monte Alto di Cortefranca, hanno le idee molto chiare sull'elaborazione del nuovo regolamento sull'uso dei fitofarmaci nei vigneti. «La Franciacorta è il migliore biglietto da visita per i suoi vini, per questo la tutela è importante». Dotti e Parzanini hanno illustrato l'appello, che è stato sottoscritto da una ventina di associazioni e comitati franciacortini e dall'Isde (l'associazione dei medici per l'ambiente di Brescia), chiedendo che consorzio e amministrazioni locali inseriscano le loro proposte nel regolamento, «come già avviene in altri territori viticoli concorrenti in Italia e in Europa». QUESTE LE RICHIESTE contenute nell'appello: divieto di usare per tutte le colture, non solo per i vigneti, del territorio dei 20 Comuni pesticidi tossici e molto tossici (simbolo teschio su due tibie, categorie T+ e T) e nocivi (simbolo croce di Sant'Andrea (categoria 3Xn cancerogeni e mutageni); abolizione di ogni tipo di diserbante passando così all'inerbimento totale per evitare il dilavamento e l'erosione del terreno; regolamentazione rigida degli orari per i vigneti a meno di 50 metri da scuole, asili, case di cura e ambulatori, evitando il trattamento quando ci siano utenti, e quando questi siano presenti per 24 ore concordando l'orario di irrorazione, manutenzione e ripristino di tutte le ripe con piantumazione di essenze autoctone «anche per riattivare la biodiversità e limitare la deriva dei pesticidi». Riferendo che le associazioni rivendicano il diritto di partecipare alla stesura del regolamento, Parzanini e Dotti hanno annunciato un convegno, che si terrà a novembre, che vedrà la partecipazione di specialisti e medici. L'incontro è terminato con l'invito ai sindaci «come responsabili della salute pubblica», ha precisato Parzanini, perché applichino «il principio di precauzione sancito dal trattato dell'Ue e da sentenze del Tar che fa obbligo ai Comuni di intervenire in caso di pericoli, anche solo potenziali, per la salute e per l'ambiente». Infine un invito al consorzio, perché la produzione venga orientata in chiave biologica: «Il miglior modo di tutelare il Franciacorta».G.C.C.



Bresciaoggi, 14/05/2012
Timori per salute e chiesetta Favento dice stop al vigneto
ADRO. Un braccio di ferro tra residenti che curano il tempio, azienda vinicola e Istituto per il sostentamento del clero

I terreni spianati per far posto a un nuovo vigneto
Una lettera aperta inviata al parroco e al vescovo chiede di risparmiare all'area i danni dei fitofarmaci che potrebbero colpire anche gli affreschi sacri



Non sempre l'immagine di un vigneto evoca pace e tranquillità. Anzi. Ad Adro l'arrivo di un nuovo impianto agricolo ha scatenato una battaglia nel nome della salute delle persone e dell'ambiente. Lo scontro si sta consumando attorno a un appezzamento di terra tra le case e la chiesa quattrocentesca di Santa Maria in Favento: chiesto in concessione due anni fa dalla parrocchia di Adro, è stato affittato quest'anno all'azienda vitivinicola Uberti di Erbusco. I viticoltori, gestori anche di un terreno adiacente (pure questo di proprietà dell'Istituto diocesano per il sostentamento del clero) hanno subito dato il via alle opere spianando orti e colture tradizionali. E non sono passati inosservati. I residenti, i quali da anni garantiscono le manutenzione della chiesa quattrocentesca (che offre splendidi affreschi all'interno e all'esterno), hanno inviato un lettera aperta (affissa vicino alla chiesetta) a parroco, vescovo e presidente dell'istituto: «Gli abitanti di Favento - scrivono - vivono con molta preoccupazione la scelta di assegnare all'azienda vinicola i terreni adiacenti alla chiesetta di Santa Maria di proprietà della Curia, perchè questi confinano con case i cui abitanti verranno esposti in prima persona agli effetti nocivi dell'uso intensivo di fitofarmaci e prodotti chimici utilizzati normalmente. Noi abitanti di Favento pensiamo che questi piccoli appezzamenti, coltivati precedentemente a orto, granoturco ed erba medica, debbano tornare alla comunità di gestione che responsabilmente li ha curati, insieme alla chiesetta Santa Maria, in tutti questi anni. Siamo convinti che il primo investimento sia da fare nella qualità e nella salute del vivere delle persone, del paesaggio e dell'ambiente che tutti noi vogliamo salvaguardare». Ma ecco le parole di Giorgio Zanzottero e Onorio Belussi, due dei firmatari della lettera: «Abbiamo chiesto subito informazioni agli Uberti, che hanno preso in affitto i terreni dopo la morte, lo scorso anno, di chi li coltivava. L'azienda si è detta disponibile a spostare i vigneti nell'appezzamento a monte, concesso fino al 2016 a un agricoltore che, per quanto ne sappiamo, non sarebbe contrario allo scambio se l'Istituto non variasse il canone: in questo modo i viticoltori avrebbero il loro impianto, e noi residenti non rischieremmo, come la chiesetta, di respirare fitofarmaci nebulizzati più volte all'anno. Il disciplinare del Franciacorta - aggiungono - prevede che le viti siano ad almeno dieci metri da case e strade e a venti da luoghi sensibili come scuole e chiese». E l'Istituto per il sostentamento del clero? Il responsabile della gestione non chiude la porta al dialogo, ma ricordando che l'offerta presentata dai residenti per l'appezzamento era inferiore conclude: «Ci scrivano e vengano a Brescia a parlarne».
Giancarlo Chiari







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