Bresciaoggi, 06/09/2012
Fitofarmaci
e regole «Le nostre proposte per la Franciacorta»
VITICOLTURA. L'intervento degli ambientalisti
Divieto di pesticidi tossici e nocivi e abolizione totale dei
diserbanti
«Condividiamo l'obiettivo di valorizzare il Franciacorta
e la Franciacorta. Proprio per questo vogliamo essere coinvolti». Silvio
Parzanini, di Legambiente, Marco Dotti, del comitato di Villa di Erbusco, e
Alessandro Gatti, dell'associazione Monte Alto di Cortefranca, hanno le idee
molto chiare sull'elaborazione del nuovo regolamento sull'uso dei fitofarmaci
nei vigneti. «La Franciacorta è il migliore biglietto da visita per i suoi
vini, per questo la tutela è importante». Dotti e Parzanini hanno illustrato
l'appello, che è stato sottoscritto da una ventina di associazioni e comitati
franciacortini e dall'Isde (l'associazione dei medici per l'ambiente di
Brescia), chiedendo che consorzio e amministrazioni locali inseriscano le loro
proposte nel regolamento, «come già avviene in altri territori viticoli
concorrenti in Italia e in Europa». QUESTE LE RICHIESTE contenute nell'appello:
divieto di usare per tutte le colture, non solo per i vigneti, del territorio
dei 20 Comuni pesticidi tossici e molto tossici (simbolo teschio su due tibie,
categorie T+ e T) e nocivi (simbolo croce di Sant'Andrea (categoria 3Xn
cancerogeni e mutageni); abolizione di ogni tipo di diserbante passando così
all'inerbimento totale per evitare il dilavamento e l'erosione del terreno;
regolamentazione rigida degli orari per i vigneti a meno di 50 metri da scuole,
asili, case di cura e ambulatori, evitando il trattamento quando ci siano
utenti, e quando questi siano presenti per 24 ore concordando l'orario di
irrorazione, manutenzione e ripristino di tutte le ripe con piantumazione di
essenze autoctone «anche per riattivare la biodiversità e limitare la deriva
dei pesticidi». Riferendo che le associazioni rivendicano il diritto di
partecipare alla stesura del regolamento, Parzanini e Dotti hanno annunciato un
convegno, che si terrà a novembre, che vedrà la partecipazione di specialisti e
medici. L'incontro è terminato con l'invito ai sindaci «come responsabili della
salute pubblica», ha precisato Parzanini, perché applichino «il principio di
precauzione sancito dal trattato dell'Ue e da sentenze del Tar che fa obbligo
ai Comuni di intervenire in caso di pericoli, anche solo potenziali, per la
salute e per l'ambiente». Infine un invito al consorzio, perché la produzione
venga orientata in chiave biologica: «Il miglior modo di tutelare il
Franciacorta».G.C.C.
Bresciaoggi, 14/05/2012
Timori
per salute e chiesetta Favento dice stop al vigneto
ADRO. Un braccio di ferro tra residenti che curano il tempio,
azienda vinicola e Istituto per il sostentamento del clero
I terreni
spianati per far posto a un nuovo vigneto
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Una lettera aperta inviata al parroco e al vescovo chiede di
risparmiare all'area i danni dei fitofarmaci che potrebbero colpire anche gli
affreschi sacri
Non sempre l'immagine di un vigneto evoca pace e
tranquillità. Anzi. Ad Adro l'arrivo di un nuovo impianto agricolo ha scatenato
una battaglia nel nome della salute delle persone e dell'ambiente. Lo scontro
si sta consumando attorno a un appezzamento di terra tra le case e la chiesa
quattrocentesca di Santa Maria in Favento: chiesto in concessione due anni fa
dalla parrocchia di Adro, è stato affittato quest'anno all'azienda vitivinicola
Uberti di Erbusco. I viticoltori, gestori anche di un terreno adiacente (pure
questo di proprietà dell'Istituto diocesano per il sostentamento del clero)
hanno subito dato il via alle opere spianando orti e colture tradizionali. E
non sono passati inosservati. I residenti, i quali da anni garantiscono le
manutenzione della chiesa quattrocentesca (che offre splendidi affreschi
all'interno e all'esterno), hanno inviato un lettera aperta (affissa vicino
alla chiesetta) a parroco, vescovo e presidente dell'istituto: «Gli abitanti di
Favento - scrivono - vivono con molta preoccupazione la scelta di assegnare
all'azienda vinicola i terreni adiacenti alla chiesetta di Santa Maria di
proprietà della Curia, perchè questi confinano con case i cui abitanti verranno
esposti in prima persona agli effetti nocivi dell'uso intensivo di fitofarmaci
e prodotti chimici utilizzati normalmente. Noi abitanti di Favento pensiamo che
questi piccoli appezzamenti, coltivati precedentemente a orto, granoturco ed
erba medica, debbano tornare alla comunità di gestione che responsabilmente li
ha curati, insieme alla chiesetta Santa Maria, in tutti questi anni. Siamo
convinti che il primo investimento sia da fare nella qualità e nella salute del
vivere delle persone, del paesaggio e dell'ambiente che tutti noi vogliamo
salvaguardare». Ma ecco le parole di Giorgio Zanzottero e Onorio Belussi, due
dei firmatari della lettera: «Abbiamo chiesto subito informazioni agli Uberti,
che hanno preso in affitto i terreni dopo la morte, lo scorso anno, di chi li
coltivava. L'azienda si è detta disponibile a spostare i vigneti
nell'appezzamento a monte, concesso fino al 2016 a un agricoltore che, per
quanto ne sappiamo, non sarebbe contrario allo scambio se l'Istituto non
variasse il canone: in questo modo i viticoltori avrebbero il loro impianto, e
noi residenti non rischieremmo, come la chiesetta, di respirare fitofarmaci
nebulizzati più volte all'anno. Il disciplinare del Franciacorta - aggiungono -
prevede che le viti siano ad almeno dieci metri da case e strade e a venti da
luoghi sensibili come scuole e chiese». E l'Istituto per il sostentamento del
clero? Il responsabile della gestione non chiude la porta al dialogo, ma
ricordando che l'offerta presentata dai residenti per l'appezzamento era
inferiore conclude: «Ci scrivano e vengano a Brescia a parlarne».
Giancarlo Chiari
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