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martedì 7 giugno 2011

acqua, nucleare, stili di vita...

La diocesi di Brescia, attraverso la commissione Giustizia e Pace, ha proposto alle parrocchie e alle comunità cristiane della nostra provincia un documento "che possa fare da traccia per occasioni di approfondimento nelle comunità locali".

Ecco un ampio estratto
ACQUA

1. L’acqua come dono di Dio
L’acqua è uno dei grandi doni della creazione, tramite i quali Dio dona la vita a tutte le sue creature...
2. Diritto e dovere di giustizia
Noi stessi, come tanti altri esseri viventi, siamo fatti in gran parte d’acqua e dipendiamo dal suo continuo ciclo. L’acqua è quindi essenziale per la vita delle persone e l’accesso ad essa costituisce un “diritto universale inalienabile” ...La fruizione di tale diritto è però preclusa a un gran numero di esseri umani, ponendo un grave problema di giustizia...
3. Un nuovo stile di vita
La Chiesa invita ad adottare stili di vita e comportamenti che tutelino questo prezioso bene comune, garantendone la disponibilità per tutti...
4. Bene comune legalmente riconosciuto
«L’acqua, per la sua stessa natura, non può essere trattata come una mera merce tra le altre e il suo uso deve essere razionale e solidale». La distribuzione dell’acqua ha dei costi, ma su di essa non si può fare profitto, in quanto il diritto al suo uso si fonda sulla dignità della persona umana e non su logiche economiche.
L’acqua è quindi un vero bene comune, che esige una gestione comunitaria, orientata alla partecipazione di tutti e non determinata dalla ricerca del guadagno di singoli o di società. Il diritto all’acqua deve dunque essere garantito anche sul piano normativo, mettendo in discussione quelle leggi che la riducono a bene economico.
I referendum sulla gestione dell’acqua mirano a salvaguardarla come bene comune e diritto universale, evitando che diventi una merce privata o privatizzabile, ma ripubblicizzandola mediante una forma di gestione pubblica e partecipata dei servizi idrici.

ENERGIA NUCLEARE
1. Il vincolo morale del futuro: scorie e limitatezza
...non siamo responsabili solo delle conseguenze immediate del nostro agire, ma anche degli oneri che scarichiamo sulle generazioni future. L’industria nucleare lascerà quantità enormi di pericolose scorie radioattive da sistemare, un gran numero di centrali a fine vita da demolire, l’impossibilità di costruirne di nuove per l’esaurimento del minerale sufficientemente ricco d’uranio da rendere conveniente l’estrazione che è molto energivora.
2. L’etica della complessità, la sicurezza e la virtù della prudenza
Una centrale nucleare è un impianto molto complicato e quindi vulnerabile. Laddove c’è l’esigenza di prendere decisioni in presenza di rischi, occorre applicare il “principio di precauzione”, cioè di prudenza, in attesa di «acquisire conoscenze più approfondite» e, nel caso dell’energia nucleare, di «elevare i livelli di sicurezza».
Le quattro centrali che il governo vorrebbe costruire in Italia utilizzeranno la tecnologia del reattore francese EPR, per il quale le Agenzie per la sicurezza nucleare di Francia, Finlandia e Gran Bretagna avevano individuato, nel 2009, problemi nei sistemi di sicurezza. Va inoltre tenuto presente che Paesi avanzati stanno gradualmente uscendo dal nucleare e, anziché pensare a costruire nuove centrali, stanno investendo massicciamente nelle fonti alternative. La recente tragedia giapponese ha solo reso più evidente la pericolosità delle centrali nucleari. . La sicurezza, la salute, la vita delle persone sono valori non negoziabili: non possono essere barattati per qualche presunto risparmio della bolletta energetica.
3. La concentrazione del potere
Chi produce energia ha in mano i destini di una società. Una produzione energetica massiccia e concentrata mette a repentaglio la democrazia. Constatiamo oggi che le multinazionali del petrolio condizionano governi e politiche. Già oggi l’industria nucleare esige l’uso di tecniche duali (sinergia tra civili e militari) di progettazione, con controllo del militare che utilizza i prodotti residui per costruire armi convenzionali (uranio impoverito) o bombe atomiche ed è coperta da segreti che ne rendono poco trasparente la gestione. Dovremmo sfruttare fonti di energia diffuse e a disposizione di tutti, come il sole o il vento o l’acqua o la geotermia.
4. La colpevole pigrizia di passare ad un nuovo modello economico
...L’energia nucleare ci illude ancora una volta che sia possibile uno sviluppo materiale infinito. Più ritarderemo il maturare di una coscienza collettiva circa i limiti del mondo, più procureremo infelicità a noi e ai nostri discendenti. L’acqua, l’aria, i minerali, l’energia, tutto è presente sulla terra in quantità finita e quindi necessita di lucidità programmatica e di giustizia distributiva. Occorre una economia nuova: non più fondata sul falso presupposto dell’abbondanza, ma sulla realistica constatazione del limite...

Qui la versione integrale: http://www.diocesi.brescia.it/diocesi/uffici_servizi_di_curia/u_pastorale_sociale/creato/documenti/GIUPACACQNUC.pdf

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la posizione delle ACLI BRESCIANE

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