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venerdì 16 settembre 2011

IL CONVEGNO a Corte Franca. Crisi e politica. Cosa ne pensano gli esperti

Fonte: Bresciaoggi 15 sett. 20011

IL CONVEGNO. A Corte Franca gli European Colloquia organizzati dall'istituto I.S.E.O. e da Pioneer Investments con esperti di livello internazionale e tre premi Nobel
«Salvare l'euro per evitare un grande choc»
Magda Biglia

Engle: «I costi di questa evenienza sarebbero davvero enormi L'Europa ha bisogno di leader forti per avvicinare Stati diversi»

Il gravissimo rischio di «contagio» della crisi greca, i Paesi alle prese con il dilemma apparentemente irrisolvibile fra risanamento del debito e sostegno alla crescita, le politiche economiche dell'Unione europea e degli Usa, la sopravvivenza stessa dell'euro. Temi di portata internazionale finiti sotto la lente di un nutrito gruppo di studiosi ed esperti di altissimo livello, protagonisti della giornata denominata «European Colloquia Series», organizzata a Relais di Franciacorta di Colombaro di Corte Franca, da Pioneer Investments e dall'istituto I.S.EO. per gli studi economici e l'occupazione: fondato dal premio Nobel per l'Economia, Franco Modigliani, è oggi presieduto da un altro Nobel, Roberto Solow; come da acronimo ha sede nella città sebina, il cui sindaco attuale, Riccardo Venchiarutti, ne è vice presidente.

RELAZIONI e tavole rotonde si sono alternate come da programma proponendo vari spunti di riflessione, nel tentativo di lanciare messaggi rassicuranti e individuare possibili suggerimenti e soluzioni, davanti a un folto gruppo di investitori, soprattutto professionali. Esponenti del Fondo monetario internazionale, della Commissione europea e delle banche; ed ancora, economisti e tre Nobel dell'Economia, di fronte ad una crisi senza precedenti, hanno concordato sul fatto che i governi europei hanno ancora «munizioni in canna» per evitare il disastro della fine dell'euro, che avrebbe costi inimmaginabili. Un quadro ancora difficile, dunque, che non dà certezze neppure sul fronte degli investimenti. Persino i tre insigniti del massimo riconoscimento per l'Economia, il britannico-cipriota Christopher Pissarides (nel 2010), lo statunitense Robert Engle (2003), l'inglese sir James Mirrlees (1996), hanno confessato di tenere le loro disponibilità liquide su conti correnti, rinunciando a rendimenti più elevati in cambio di una maggiore sicurezza. Niente azioni, al massimo qualche operazione rivolta ai Paesi emergenti, all'Australia, alla Nuova Zelanda. E soprattutto a lungo termine.

OBIETTIVO sulla finanza, ma non solo. Lo spunto è venuto dal piano del presidente Usa, Barack Obama, d 450 miliardi di dollari per il lavoro: è stato apprezzato in sala, anche se nessuno crede che sarà approvato. «I repubblicani non hanno alcun interesse a un miglioramento in vista delle prossime elezioni», ha detto Engle. E l'Europa? Senza una politica fiscale comune «non riuscirà a sostenere la moneta unica». Inoltre, deve fare i conti con parecchi Stati in difficoltà, non solo la Grecia, molto «infettiva» secondo Marco Buti, direttore generale agli Affari economici e monetari della Commissione Ue. «Non si possono ritagliare chirurgicamente i confini - ha detto - né si può governare una ristrutturazione ordinata». Ma si soffre anche in Spagna e in Italia e non solo, considerato che Moody's ha declassato anche due banche francesi.

IN QUESTA situazione Mirrlees ha indicato nella Germania un «possibile traino», ma deve avere il coraggio di «aumentare il suo deficit per rilanciare la spesa, lei che può, e aiutare chi è in difficoltà». Solo aumentando gli investimenti, «invece che tagliando, si ridà vita ai consumi, come insegna la Cina», ha aggiunto. Ed è necessario intervenire su «tassi di disoccupazione elevati nel Sud Europa». Una tesi condivisa anche da Pissarides: sacrificare l'occupazione alla salvaguardia del debito pubblico è un errore. «Non è una buona idea - ha sottolineato -: servono misure più mirate, come ad esempio quelle adottate dai Paesi scandinavi». Per quanto riguarda la manovra messa a punto dal Governo italiano è stata giudicata ancora insufficiente da Robert Wescott, ex consigliere economico di Bill Clinton: «Occorre prestare più attenzione ai mercati». Il Fondo monetario, secondo Mirrlees, farà pressione sul Paese, perchè contrariato da questo «piano depressivo. È vero che non c'è molto margine, considerato l'elevato livello di indebitamento, ma si potrebbero studiare soluzioni diverse e più equilibrate».

PIÙ TASSE e meno spesa pubblica è una ricetta bocciata anche da Robert Engle, convinto che l'Europa necessiti di «leader forti, capaci di coordinare e avvicinare Stati diversi tra loro. Non vedo - ha aggiunto - come Berlusconi sia capace di fare questo». L'obiettivo, comunque, non è tanto salvare l'Europa (in quanto entità fisica), quanto salvare l'euro, la cui fine, come ha evidenziato Engle «non potrebbe essere che un grande choc». Il Nobel ha prospettato le difficoltà nel prevedere quello che succederà «perchè non abbiamo esperienza del passato», ma un dato è certo: «i costi di una tale evenienza sarebbero davvero enormi».
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Fonte: Giornale di Brescia 15 sett. 20011

I Nobel a Corte Franca: si esce dalla crisi solo creando maggiore occupazione


Engle, Mirrlees e Pissarides al summit dell'Istituto Iseo e Pioneer Investments:
in Europa manca un vero leader, Berlusconi, Merkel e Sarkozy non lo sono

CORTE FRANCA A cosa dobbiamo il tracollo dei nostri titoli in Borsa? Perché i giovani oggi fanno così fatica a trovare lavoro? L'aumento di un punto percentuale dell'Iva e di 3 punti del prelievo fiscale per i redditi più elevati potrà servire a risanare il debito o metterà un freno all'economia? E alla fine di tutto, quale sarà il conto che dovremo pagare? Chi pensava di riuscire ad ottenere certezze granitiche dalle analisi dei tre Nobel dell'economia, Robert Engle, James Mirrlees e Christopher Pissarides, si sbagliava di grosso. Dagli «European Colloquia» di Corte Franca - la manifestazione internazionale promossa dall'Istituto I.S.E.O. con Pioneer Investments - sono emersi tutti i paradossi di una crisi di dimensione planetaria e che trae forza dal debito di Grecia, Italia e Spagna.

Ma il paradosso è proprio questo: l'analisi della crisi tiene conto di variabili macroeconomiche ed a questo punto il debito pubblico non rappresenta un problema. Lo ha spiegato il Nobel in carica per l'economia, Christopher Pissarides, «Non dobbiamo ingigantire troppo il problema del deficit, il vero problema è l'occupazione e non è una buona idea che i governi riducano le spese. Nell'area Ocse ci sono oltre 44 mln di disoccupati. Per diminuire la disoccupazione, servono misure mirate, come quelle adottate nei Paesi Scandinavi».

E l'Italia? Secondo il premio Nobel il nostro Paese è gravato da troppe zavorre, troppe rigidità «ha bisogno di riforme che accrescano la flessibilità nel mondo del lavoro. Ad un basso sostegno ai disoccupati si contrappone una troppo elevata protezione dei lavoratori a tempo indeterminato», che secondo Pissarides costituiscono un «caso molto insolito». In Italia c'è un servizio di collocamento al mercato del lavoro poco efficiente - spiega -. I giovani fanno troppo affidamento sulla famiglia e non è una buona cosa per l'economia. Per questo è necessario favorire servizi di collocamento professionali». Stesse tesi sono sostenute anche da James Mirrlees (Nobel 1996): «Il problema della disoccupazione nel Sud Europa deve essere affrontato insieme al quello del debito. Grecia e Spagna hanno tassi di disoccupazione del 20%; un piano di austerità non può che aggravare il problema».

La soluzione non può che arrivare dalla Germania: «solo i tedeschi possono fare qualcosa aumentando il proprio deficit a favore di Paesi come la Grecia».

E sul fronte Italia? Di una cosa è certo James Mirrlees, le misure della Manovra non sono sufficienti per risanare i conti pubblici e la Bce e il Fondo Monetario faranno pressione. «Premetto che aumentare le tasse non aiuta mai la crescita economica. Se è accettabile l'aumento dell'Irpef del 3% sui redditi più elevati, perché non ha impatto sui consumi, l'aumento dell'Iva è una misura che va nella direzione sbagliata. Il Fmi e Bce faranno pressioni perché il pacchetto non è sufficiente».

Una crisi figlia dell'Europa e della mancanza di una vera politica europea. Lo ha ricordato anche il presidente Obama. «Paghiamo l'assenza di una leadership forte, capace di coordinare ed avvicinare Stati così diversi tra loro», sostiene Robert Engle (Nobel 2003). La politica europea ha grande responsabilità in questa crisi. Non vedo politici in grado di guidare verso una soluzione. Non lo è Berlusconi - sostiene -; ma non può farlo nemmeno la Merkel, perché è troppo presa da conflitti interni; Sarkozy ha le caratteristiche per questo ruolo».

Ogni guerra ha i propri eroi. E le battaglie quotidiane della crisi vede in prima fila le banche centrali. Lo ha detto il direttore del Fmi, Arrigo Sadun: «Fra gli eroi di questa crisi ci sono le banche centrali. Se non fossero intervenute con decisione e coraggio non credo che oggi ci troveremmo qui, bisogna riconoscere che le loro politiche monetarie sono state strumentali e decisive nel passato, lo sono ancora adesso e temo che continueranno ad esserlo anche in futuro».
Roberto Ragazzi r.ragazzi@giornaledibrescia.it

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