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giovedì 17 novembre 2011

Franciacorta (in)sostenibile?

Mentre da anni, a vari livelli amministrativi, si susseguono convegni, protocolli d’intesa, dichiarazioni d’intenti, si studiano progetti in difesa della Franciacorta, di fatto il consumo di suolo agricolo galoppa a dismisura e in ordine sparso. E, mentre si elencano le cose belle da fare, pochi hanno il coraggio di ammettere gli errori fatti, di dire cosa esattamente non bisogna fare, cosa cancellare dai PGT già approvati, cosa demolire del già fatto: si ha insomma l'impressione che molti di quelli che esprimono propositi di tutela e sviluppo sostenibile e parlano di ambienti da salvare siano gli stessi che nel frattempo continuano impunemente a “scassare” il territorio.

Come è già noto al Monastero di S.Pietro in Lamosa si sta svolgendo il Convegno sul “Piano strategico Terre della Franciacorta”: sul sito della Fondazione Cogeme trovate la RASSEGNA STAMPA  dedicata all’evento, non trovate però alcune lettere critiche pubblicate su alcuni  quotidiani locali.
Qui l’ultima scritta da Silvio Parzanini, Presidente del circolo Legambiente Franciacorta (Giornale di Brescia, 14 novembre 2011):

I Pgt e il consumo del suolo
Da suo assiduo lettore negli ultimi giorni ho letto con piacere molti articoli e lettere riguardanti la Franciacorta è un segno positivo in sé per i bresciani.
Noi da molti anni ci battiamo perché si apra un dibattito concreto su cosa è avvenuto in questi decenni in Franciacorta, cosa sta ancora avvenendo e cosa si vorrebbe che fosse la Franciacorta di domani non prescindendo certo dalla sua vocazione principale che è il vino, le bollicine.
Ebbene negli ultimi 50 anni in Franciacorta la popolazione è si raddoppiata ma il consumo del suolo è quintuplicato segno di un suo uso sconsiderato, ben oltre le necessità vere dei suoi abitanti.
Del resto questo è anche il risultato di piani regolatori degli anni 70/80 fatti in fotocopia e che prevedevano per tutti i comuni indistintamente case a schiera avulse dal contesto architettonico dei bei centri storici e zone industriali a ridosso di altri comuni con l'aggiunta di enormi centri commerciali.
Oggi, pur registrando positivamente la volontà di contenimento del consumo del suolo che si intravede in molti PGT, nel concreto assistiamo ancora a progetti sproporzionati in termini di viabilità di nuove zone industriali di abitazioni e di centri commerciali cosa a me difficile da giustificare se consideriamo che la stragrande maggioranza dei comuni sono retti da maggioranze politiche o da liste civiche che fanno riferimento al centro sinistra e che dovrebbero per coerenza essere invece più attente al territorio alla sua salvaguardia e ostili alla speculazione edilizia.
Serve riflettere criticamente su questo passato e presente perché altrimenti diventano poco credibili i progetti di sviluppo sostenibile proposti ora in pompa magna e il grido d'allarme del Consorzio Franciacorta «Basta cemento o il vino rischia» volto a denunciare l'eccessiva cementificazione e lo scarso interesse a tutelare il territorio, rischia di rimanere inascoltato.
Io penso che sia giunta l'ora che i comuni della Franciacorta, quella del vino, finalmente si associno per decidere, anche sollecitando gli Enti sovraordinati (Provincia e Regione) per quanto di loro competenza e ascoltando le realtà locali in primis il Consorzio Franciacorta ma anche l'associazionismo produttivo, culturale e ambientalista, il futuro di questo territorio che può ancora in buona parte essere preservato e valorizzato ulteriormente. 
Però questo percorso va studiato e reso concreto giocando a bocce ferme e cioè chiedendo ai comuni di congelare tutti quei progetti e sono purtroppo ancora molti (discariche centri commerciali grandi strade e zone industriali) che se realizzati, sconquasserebbero ancora di più la Franciacorta,
Non partiamo da zero, progetti interessanti ci sono a cominciare dall'ipotesi Parco Agricolo di Interesse Sovracomunale (PLIS), bisogna però fare presto e bene, tocca ai comuni, (Cogeme SpA forse è meglio che pensi a erogare buoni servizi), depositari di tutte le scelte relative al territorio muoversi capire le sintonie già esistenti e svilupparne di nuove superando la causa principale degli errori compiuti finora che è quella di guardare solo al proprio orticello, solo una visione d'insieme e azioni concordate possono salvare la Franciacorta esaltando i suoi prodotti la sua storia la sua ricchezza architettonica i suoi paesaggi e la qualità della vita e dell'accoglienza dei residenti e degli ospiti perché se abbiniamo la Franciacorta al lago d'Iseo e alla Valcamonica con i suoi demani sciistici abbiamo in pochi kilometri un territorio dalle offerte infinite e che tutti ci invidiano, tocca a tutti noi farle valere per ottenere anche le giuste ricadute economiche.
Silvio Parzanini 

Qui invece potete leggere un articolo, dove è messa in risalto, con esempi concreti, la contraddizione tra il dire e il fare: “Provaglio: un fronte anti cemento”

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